Luca Beatrice, curatore d’arte ormai noto dice di lei : È sufficiente una linea per rappresentare una città. Guardiamo un colore e vediamo un intero paesaggio. Nei segmenti e nei pattern cromatici di Carla Mura ci sono visioni di panorami, aperture su strade e città, finestre di una casa metropolitana, vetri opachi di un vagone di un treno, forse di un autobus, segnati dalla pioggia o dalla polvere stratificata. Non c’è rappresentazione eppure crediamo di vederli. Il bisogno di realtà impone di attribuire nomi all’astrazione. In alcuni casi viene in aiuto il titolo: “Libellula”, “Pullman”, “Metropoli”.
Il filo di cotone si sostituisce così ad acrilici e olii in risultati di sorprendente armonia cromatica e di cartesiana –nel senso di equilibrata- composizione visiva.
Da Kiki Smith a Claudia Losi e ancor più esplicitamente nel lavoro dell’egiziana Ghada Amer, il ricamo diventa cifra stilistica per riflettere sulla dimensione della femminilità nella cultura dominante.Carla Mura, diversamente dalle sue contemporanee, abbandona la figurazione per giocare in maniera più ironica con il materiale che diventa il soggetto stesso della rappresentazione. Come lei la giapponese Minjung Kim (utilizzando la carta velina) o l’argentina Alejandra Padilla (con la carta di giornale pressata). Certo i riferimenti estetici non le mancano, ma l’operazione di Carla Mura è meno fredda e distaccata dei suoi padri concettuali; in lei la manualità, l’azione associata al risultato ottenuto, rivela una visionarietà diversa, come detto, più intima.
Sono dettagli e ingrandimenti che fanno parte di un insieme reale ricostruito solo percettivamente. Allo stesso modo, l’abitudine alla visione fa nascere il dubbio che si tratti di pittura, di una stesura a olio graffiato di matrice espressionista. Lo sguardo disattento e sfocato fa pensare a un pennello spesso di colore trascinato sulle tele, come quelle dell’inglese Jason Martin e, prima ancora, del grande francese Pierre Soulages. Tutto questo meraviglioso mondo del filo è entrato a far parte della tecnica spontanea che Carla Mura ha per realizzare le sue opere. Attualmente vive e lavora in Veneto.